Torna a Sanremo la seconda Rassegna di drammaturgia contemporanea
Cinque diversi spettacoli interpretati da attori del Teatro Stabile di Genova
Dopo il grande successo dello scorso anno, torna a Sanremo (da martedì 8 luglio, a Villa Ormond) la seconda “Rassegna di drammaturgia contemporanea”, 5 diversi spettacoli interpretati da attori del Teatro Stabile di Genova.
La rassegna, dal titolo “Sguardi contemporanei”, è realizzata nell’ambito del progetto “Un palcoscenico tra terra e mare” promosso del Ministero per i Beni Culturali con il contributo della Regione Liguria.
Propone spettacoli ad ingresso gratuito per favorire la massima partecipazione e si presenta come un rafforzamento e un’estensione dei cicli di “mises en espace” con cui nelle stagioni precedenti si sono sperimentati 37 nuovi testi, numerosi dei quali sono poi diventati dei veri e propri spettacoli di produzione.
La rassegna conclude a Sanremo il ciclo iniziato a maggio al Teatro della Corte di Genova e proseguito tra giugno e luglio a Milano (Teatro Franco Parenti) e La Spezia.
E’ organizzata in collaborazione con il Comune di La Spezia, il Comune di Sanremo (Assessorato alla Cultura), il Teatro Franco Parenti, l’Alliance Française e il Goethe Instituto di Genova.
Carlo Repetti, direttore del Teatro Stabile, così commenta: «Si tratta di spettacoli messi in scena in modo compiuto anche se programmaticamente pensati con una struttura tecnica e scenografica molto agile: esempi di un teatro “povero” per quanto riguarda l’apparato visivo ma molto approfondito in tutto ciò che attiene il lavoro sui personaggi e, in generale, la recitazione».
E l’Assessore Daniela Cassini conclude: «Siamo lieti di proporre anche quest’anno, nello splendido scenario di Villa Ormond, la Rassegna di drammaturgia contemporanea. E’ un importante appuntamento organizzato con il prestigioso Teatro Stabile che permetterà di avvicinarsi al magico mondo del teatro all’insegna del divertimento e dell’impegno».
A Sanremo verranno proposti 5 nuovi testi provenienti da Italia (Ingannati di Gaea Riondino), Francia (Daewoo di François Bon), Germania (Tre stelle sopra il baldacchino di Michael Zochow), Svezia (Il buio di giorno di Henning Markell) e Inghilterra (Mojo Atlantic Club di Jez Butterworth).
Questo, nel dettaglio, il calendario:
8 luglio (ore 21.30)
INGANNATI
di Gaea Riondino
liberamente tratto da Uomini sotto il sole di Ghassan Kanafani
regia e interpretazione di Nicola Pannelli
Ingannati è liberamente tratto dal romanzo Uomini sotto il sole di Ghassan Kanafani (1961). Con stile secco e preciso, racconta la storia di tre emigranti clandestini che scelgono di farsi chiudere dentro a un’autocisterna con la speranza di poter raggiungere il Kuwait ma finiscono col morirvi soffocati.
Nicola Pannelli punta soprattutto sulla forza evocativa della parola teatrale, sviluppando il discorso etico-politico del teatro di narrazione, già valorizzato attraverso l’esperienza dell’associazione “Narramondo” da lui stesso fondata.
Scrittore, poeta, giornalista, pittore e militante a tempo pieno per la causa palestinese, Ghassan Kanafani è nato ad Acri nel 1936, quando la Palestina era sotto il mandato britannico. Nel 1948, con la nascita di Israele, la sua famiglia va esule in Libano. Kanafani risiede poi a Damasco e nel Kuwait. Nel 1960 viene chiamato a Beirut dove dirige la parte letteraria della rivista del Movimento Nazionalista Arabo. Brillante giornalista, diventa nel 1969 il direttore dell’organo ufficiale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. L’8 Luglio 1972, a Beirut, un ordigno esplosivo fa saltare in aria la macchina in cui si trovano Ghassan Kanafani e una sua nipote. L’attentato è attribuito ai servizi segreti israeliani.
9 luglio (ore 21.30)
IL BUIO DI GIORNO
(Mörkertid – Time of Darkness)
di Henning Mankell
regia di Filippo Dini
Personaggi e interpreti
Il padre Federico Vanni
La figlia Ilaria Amadasi
Un padre e una figlia, immigrati clandestini, sono nascosti in un anonimo appartamento alla periferia di una grande città europea, nell’attesa di sconosciuti che dovrebbero portare loro dei falsi documenti e una nuova identità. Rintanato in casa, il padre trascorre le sue giornate consumato dalla paura. Non solo la paura di essere scoperto, ma anche quella di un futuro incerto e del disfacimento della propria identità in una cultura straniera che lo rifiuta. Lo sradicamento culturale mette in discussione i ruoli facendo sbilanciare violentemente gli equilibri familiari in una lotta che non prevede vincitori e vinti. Potrebbe essere semplicemente una storia di quotidiano amore e dolore clandestino nella fortezza Europa ma il linguaggio asciutto, duro, specchio tagliente di una realtà sofferta, preserva il testo dal naturalismo. Il dramma sociale è intrinsecamente legato a quello familiare e il testo si propone soprattutto come un implacabile conflitto a due in un contesto globalizzato. Un thriller sociale e generazionale.
Henning Mankell (Stoccolma, 1948), vive nel Mozambico dove dirige un teatro ed è diventato celebre in tutto il mondo soprattutto per l’attività di giallista. I romanzi dedicati alle avventure del commissario Kurt Wallander sono pubblicati con successo anche in Italia.
10 luglio (ore 21.30)
DAEWOO
di François Bon
regia di Fiammetta Bellone
Personaggi e interpreti
Ada Barbara Moselli
Tsilla Stefania Pascali
Naama Fiorenza Pieri
Saraï Fiammetta Bellone
E’ un testo che nasce da un’inchiesta su un fatto realmente accaduto nel gennaio 2003, in Lorena. A causa dell’annunciata chiusura della fabbrica coreana Daewoo, i dipendenti entrano in sciopero. Accadono episodi di violenza e quattro operaie sequestrano il loro capo. Nascono così dodici brevi sequenze, alcune drammatiche e altre satiriche, alcune costruite con linguaggio epico-narrativo di stile brechtiano e altre dialogate tenendo presente anche Le supplici di Eschilo. Una tragedia contemporanea, scritta sulla base delle testimonianze delle vere protagoniste dei fatti.
Nato in Vandea nel 1953, François Bon vive a Tours. Inizia l’attività di scrittore nel corso dei numerosi viaggi all’estero (Bombay, Mosca, Praga, ecc.) intrapresi per conto della fabbrica di macchine saldatrici nella quale è impiegato. Romanziere, saggista e drammaturgo, è autore di numerosi testi teatrali tra i quali Temps machine (1992), C'était toute une vie (1995), Mécanique (2001), Quatre avec le mort (2002), Quoi faire de son chien mort (2004).
Daewoo viene proposto nella Rassegna grazie alla collaborazione del Progetto “Face à face” per la diffusione della drammaturgia francese in Italia.
11 luglio (ore 21.30)
TRE STELLE SOPRA IL BALDACCHINO
(Drei Sterne über dem Baldachim)
di Michael Zochow
regia di Alberto Giusta
Personaggi e interpreti
Berta Orietta Notari
Herr Grünfeld Antonio Zavatteri
Frau Grünfeld Federica Granata
Grete Francesca Masella
Inserviente dei gabinetti Marco Avogadro
Hassan Marco Pieralisi
Il padre Massimo Cagnina
L’ispettore di polizia Maurizio Lastrico
La memoria dei campi di concentramento nazista e la tragica attualità del terrorismo arabo. Il personaggio centrale della commedia è “la buona anima tedesca” Berta, la cameriera che ha aiutato a fuggire dai nazisti i suoi padroni di una volta, i coniugi ebrei Grünfeld, i quali ora tornano dall’America in Germania e la invitano ad assistere alla “prima” della loro opera preferita, Tristano e Isotta. Nella zona si aggirano anche due terroristi arabi, Hassan e suo padre, ai quali la polizia sta dando la caccia. Credendo di riconoscere in Hassan il suo amato Fritz, che lei non seppe salvare dai lager nazisti, Berta sprofonda sempre di più nel ricordo. In questo viaggio nel tempo la seguono ben presto anche gli altri personaggi. Nasce un complesso intreccio di suggestioni ideologiche ed emotive, che si dipanano nella commedia tra il tragico e il grottesco. Tre stelle sopra il baldacchino mescola le ombre della storia passata con le paure della cronaca contemporanea e lascia che i suoi personaggi imbocchino la via dell’utopia, riconoscendo all’amore una funzione salvifica e la magica virtù di conciliare gli opposti.
Michael Zochow (1954-1992) scrivela commedia nel 1991, subito rappresentata dallo Schauspielhaus di Amburgo. Morto molto giovane, Zochow è un autore ancora sconosciuto in Italia ma gode di una buona reputazione in patria, dove le sue opere sono pubblicate e rappresentate abbastanza regolarmente.
12 luglio (ore 21.30)
MOJO-ATLANTIC CLUB
di Jez Butterworth
regia di Massimo Mesciulam
Personaggi e interpreti
Mickey Marco Pieralisi
Baby Pier Luigi Pasino
Silver Johnny Diego Savastano
Sweets Alessandro Marini
Potts Michele Di Siena
Skinny Vincenzo Zampa
La scena è un night club di Dean Street. C’è un guaio in giro: il cantante Silver Johnny, tipico prodotto per teenagers, è scomparso e il suo manager Ezra, proprietario del night, riappare fatto a pezzi e diviso in due bidoni della spazzatura. La violenza esplode, con gli scagnozzi di Ezra che si uniscono per un attacco in forza a Sam Ross, un boss della malavita che ama mescolare affari e spargimenti di sangue. Rappresentato per la prima volta nel 1995 e subito vincitore dei più prestigiosi riconoscimenti inglesi per la drammaturgia, Mojo è stato portato sul grande schermo dal suo stesso autore nel 1997. «Immaginatevi Quentin Tarantino in coppia con Harold Pinter giovane che scrivono una commedia-thriller ambientata nel sottobosco di Soho nel 1958, e avrete un’idea di che cosa è questo testo di Jez Butterworth» scrisse il critico del “Sunday Times” in occasione del debutto sul palcoscenico londinese del Royal Court del venticinquenne autore di Mojo.
Nato a Londra nel 1969, Jez Butterworth si è allontanato dal teatro dopo Mojo per occuparsi soprattutto di cinema, sia come regista che come sceneggiatore (sta per uscire il suo Headhunters prodotto da Nicole Kidman). E’ ritornato sul palcoscenico del Royal Court con due nuove commedie nel 2002 (The Night Heron) e nel 2006 (The Winterling).